FOCUS: Bitcoin riprende leadership mentre Ethereum rallenta (Moneyfarm)
MILANO (MF-NW)--Il mese di settembre, sottolinea Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm, ha visto un’inversione di tendenza rispetto all’andamento divergente che si era riscontrato in agosto tra gli asset digitali: la recente fase di sovraperformance di Ethereum si è esaurita, rientrando nei consueti schemi di volatilità ciclica, mentre Bitcoin è tornato a trainare il mercato delle criptovalute, anche grazie a un contesto macroeconomico favorevole per gli asset a offerta limitata. I flussi di investimento hanno rispecchiato la performance del mercato, evidenziando una rotazione chiara tra le due criptovalute.
Il taglio dei tassi da 25 punti base deciso dalla Federal Reserve – e ampiamente anticipato – ha avuto un impatto marginale, poiché già incorporato nelle aspettative di mercato, mentre l’aumento dell’incertezza legata al rischio di government shutdown negli Stati Uniti ha riacceso la narrativa della “dedollarizzazione”, che rimane uno dei principali filoni macro associati a Bitcoin. A livello micro, diverse notizie positive hanno fornito supporto ad ecosistemi specifici: Binance, in particolare, ha tratto beneficio da solidi sviluppi fondamentali, che si sono tradotti in una performance sostenuta del suo asset nativo. Il mercato sembra infatti premiare gli ecosistemi in grado di dimostrare attività reale e volumi sostenibili, indirizzando verso di loro nuovi capitali.
A settembre, Bitcoin ha evidenziato una marcata decorrelazione rispetto alle principali asset class, coerente con un mese in cui sono stati i catalizzatori micro, più che i fattori macro, a guidare la sua performance. Un temporaneo aumento della correlazione con l’oro si è rapidamente invertito: mentre il metallo prezioso ha registrato un rialzo, il prezzo di Bitcoin è rimasto sostanzialmente stabile. Parallelamente, la correlazione con il dollaro statunitense è tornata prossima allo zero, dopo essere stata negativa, riflettendo una volatilità contenuta e l’assenza di una direzione chiara nei mercati valutari. È rimasta, invece, una lieve correlazione negativa con le aspettative sui tassi d’interesse Usa di breve periodo – una dinamica significativa, poiché Bitcoin tende a rafforzarsi quando le attese sui tassi si riducono. Confrontando l’andamento del prezzo di Bitcoin con una proxy delle aspettative di politica monetaria, lo spread tra due Overnight Index Swaps (Ois), si nota come un aumento dello spread segnali una visione più hawkish (attese di rialzi o di minori tagli dei tassi), mentre una sua riduzione indichi un orientamento più dovish. In modo controintuitivo, negli ultimi due anni Bitcoin ha spesso registrato rialzi proprio nei momenti in cui il mercato prezzava una Fed più hawkish (o meno dovish). Anche il recente rally è coinciso con una moderata revisione in senso restrittivo, sebbene l’ultimo taglio dei tassi possa aver introdotto alcune distorsioni nei dati. Una possibile spiegazione potrebbe essere legata ai timori di inflazione, ma le evidenze al riguardo restano ancora limitate.
Un tema centrale nel mese di settembre è stato il confronto tra i long-term holder che prendevano profitto e le istituzioni in fase di accumulo. La pressione in vendita da parte dei “whale” (circa 150.000 Btc distribuiti da fine agosto) ha iniziato ad attenuarsi, come confermato dai dati Glassnode, che segnalano un calo dei trasferimenti dai wallet whale verso gli exchange. Lo stesso comportamento è stato osservato tra i long-term holder (>155 giorni). A fare da contrappeso, l’accumulazione istituzionale è proseguita: la quota di Bitcoin detenuta da società quotate e Etp è salita fino a quasi il 12,5% del totale, assorbendo liquidità dai venditori.
Nel complesso, conclude Rossignoli, questa analisi suggerisce che è ancora prematuro individuare correlazioni stabili tra le variabili macroeconomiche e il prezzo di Bitcoin. L’azione dei prezzi indica, invece, che i catalizzatori regolamentari e settoriali hanno avuto un’influenza decisamente maggiore. Tra i principali driver figurano l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin negli Stati Uniti (primavera 2024), i risultati delle elezioni Usa (novembre 2024) e la discussione sui dazi, che ha alimentato il sentiment risk-on a partire dallo scorso marzo. In questo contesto, sviluppi come l’anteprima del Genius Act, la proposta del Tesoro Usa per un quadro normativo sulle stablecoin, appaiono oggi ben più rilevanti per la dinamica dell’asset class. Si tratterebbe, in effetti, di uno sviluppo di portata storica: offrendo maggiore chiarezza regolamentare, l’Act potrebbe rafforzare un elemento fondamentale dell’ecosistema degli asset digitali, riducendo il rischio sistemico e favorendo una maggiore adozione istituzionale.
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alberto.chimenti@mfnewswires.it
(fine)
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1711:51 ott 2025