FOCUS: clima, per Bce preoccupazione immediata per stabilità finanziaria (Crédit Mutuel Am)

MILANO (MF-NW)--A coloro che credono ancora che il cambiamento climatico sia solo una questione Esg di lungo termine, la Bce ha dato una risposta sorprendente: "i rischi legati al clima sono una preoccupazione immediata per la stabilità finanziaria e la crescita economica". Secondo un'analisi basata su scenari a breve termine sviluppati dal Network for Greening the Financial System, eventi climatici estremi a partire già dal 2026 potrebbero ridurre il Pil dell'Eurozona fino al 4,7% entro la fine del decennio, una flessione simile all'impatto della crisi finanziaria globale. Anche in assenza di danni climatici diretti a livello nazionale, gli effetti indiretti potrebbero comunque ridurre la produzione dell'area euro di quasi il 2%.

Le conseguenze economiche più preoccupanti delineate dalla Bce derivano dallo scenario "Catastrofi e stagnazione politica", in cui una serie di catastrofi legate al clima provoca danni fisici ed economici su vasta scala, sottolinea Océane Balbinot-Viale, Sustainable Investment Research Analyst di Crédit Mutuel Am. Lo shock è duplice: le capacità produttiva e distributiva vengono compromesse mentre la fiducia dei consumatori e degli investitori si deteriora. Il risultato è la stagflazione, una combinazione sfavorevole di inflazione e bassa crescita. Sebbene l'inasprimento della politica monetaria possa sembrare la risposta classica all'aumento dei prezzi, farlo in un contesto di contrazione economica indotta dal clima potrebbe aggravare la recessione. Al contrario, non agire minerebbe la credibilità della banca centrale.

In un contesto di bilanci sovrani già fragili, la pressione sulle finanze pubbliche potrebbe amplificare le preoccupazioni relative alla sostenibilità del debito e la frammentazione del mercato. A livello aggregato, l'Eurozona conserva un margine di manovra fiscale maggiore rispetto agli Usa e le recenti crisi suggeriscono che, di fronte a shock sistemici come la pandemia o l'invasione russa dell'Ucraina, le risposte fiscali sono sempre più coordinate a livello Ue. È quindi plausibile che anche la spesa futura legata al clima sarà, almeno in parte, condivisa.

Inoltre, la trasmissione della politica monetaria difficilmente rimarrà neutrale di fronte alle asimmetrie climatiche. L'onere degli aumenti dei tassi da parte della Bce potrebbe ricadere in modo sbilanciato sui settori già vulnerabili. Al contempo, in condizioni finanziarie più restrittive, i settori in linea con la transizione potrebbero avere difficoltà ad attrarre capitali. La Bce ha annunciato a luglio l'introduzione di un nuovo "fattore climatico" per adeguare la valutazione degli asset di garanzia utilizzati nelle operazioni di rifinanziamento. Le obbligazioni emesse da soggetti ritenuti più esposti al rischio di transizione climatica saranno così soggette a tagli di valutazione più severi, riducendo il loro valore di liquidità per le banche.

Per quanto riguarda i titoli di Stato, il potenziale deterioramento fiscale causato dai cambiamenti climatici e la rivalutazione del mercato obbligazionario fanno temere una nuova frammentazione all'interno dell'area euro. L'emergere poi di un legame percepito tra eventi climatici e aumento dei prezzi potrebbe gradualmente modificare la psicologia dell'inflazione, soprattutto se gli eventi meteorologici estremi diventassero più frequenti e dannosi. Questa divergenza tra le aspettative effettive e i fattori percepiti come determinanti dell'inflazione potrebbe complicare nel tempo la funzione di risposta della Bce.

Il regime macroeconomico fondamentale in cui opera la politica monetaria sta subendo una profonda trasformazione a causa del cambiamento climatico, che richiede una rivalutazione della composizione del portafoglio. I titoli di Stato dell'Eurozona, a lungo considerati privi di rischio o a basso rischio, potrebbero necessitare di un giudizio più sfumato che integri considerazioni climatiche. Anche le strategie di allocazione settoriale devono evolversi. Ciò che conta sempre di più è quanto un'azienda o un settore siano esposti al nuovo contesto macrofinanziario.

Gli scenari climatici devono diventare input centrali per le previsioni economiche, la modellizzazione delle passività degli asset e le attese di rendimento a lungo termine. Altrettanto importante è che la costruzione di portafogli attenti al clima sia integrata da un engagement attivo. Riteniamo che gli asset manager debbano continuare a promuovere piani di transizione più credibili, una migliore divulgazione dei rischi fisici e segnali politici più chiari.

Il cambiamento climatico è una realtà macroeconomica che sta già influenzando le ipotesi operative della politica monetaria e minaccia di stravolgere il sistema finanziario così come lo conosciamo. In un mondo in cui le decisioni finanziarie influenzano sempre più gli effetti sul clima, anticipare e integrare questi cambiamenti strutturali è sempre più fondamentale per ottenere performance resilienti in un'epoca di crescente incertezza.

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

0412:03 nov 2025