FOCUS: credito privato rischioso negli Usa come in Europa (Scope R.)

MILANO (MF-NW)--Il rischio di credito segue le stesse regole in tutti i mercati: nessuna economia è al riparo dai fallimenti aziendali. Tuttavia, il credito privato comporta rischi superiori per due motivi fondamentali, sostiene Karl Pettersen di Scope Ratings.

Innanzitutto, è rivolto a imprese che non hanno accesso ai mercati pubblici, spesso società con rating basso (B- o inferiore) o piccole e medie imprese. In secondo luogo, la scarsa trasparenza che caratterizza questi mercati favorisce valutazioni errate della qualità creditizia e, in alcuni casi, comportamenti opportunistici. Come ricordava Jamie Dimon, ceo di JPMorgan, “quando si vede uno scarafaggio, probabilmente ce ne sono altri”.

Questa dinamica richiama il concetto di “bezzle” teorizzato da John Kenneth Galbraith negli anni ’50: una sorta di “inventario dell’imbroglio” che si accumula durante i periodi di euforia finanziaria. Dopo oltre un decennio di espansione del credito, l’Europa si trova potenzialmente in una situazione analoga.

Nonostante ciò, il Vecchio Continente rimane più regolamentato e bancocentrico degli Stati Uniti. Oltreoceano, circa il 75% del finanziamento alle imprese proviene dai mercati dei capitali, mentre in Europa la stessa quota è coperta dalle banche. La minore integrazione dei mercati europei – con differenze normative, di rischio e di liquidità tra giurisdizioni – ha ostacolato lo sviluppo di un mercato dei capitali paragonabile a quello americano.

Eppure, il credito privato sta crescendo rapidamente anche in Europa. A metà 2025, il mercato del direct lending in UE e Regno Unito valeva circa 440 miliardi di euro, superando quello delle obbligazioni high-yield (415 mld) e dei leveraged loans (310 mld). Finora concentrato in Europa occidentale, questo segmento si sta espandendo alla ricerca di rendimenti più elevati, in particolare nel finanziamento delle PMI.

Secondo Morgan Stanley, il 75% delle operazioni di mid-market negli Stati Uniti è finanziato tramite credito privato, contro il 50% in Europa. Tuttavia, il mercato europeo offre un profilo rischio-rendimento più favorevole grazie alla maggiore complessità e alla minore competizione. Ciò lascia prevedere una crescita sostenuta, ma anche potenzialmente più rischiosa.

A differenza del mercato americano – ampio e profondo, capace di assorbire le perdite attraverso un processo di “distruzione creativa” – quello europeo, più frammentato e meno liquido, non dispone della stessa capacità di dispersione del rischio. Ne conseguono perdite più concentrate nei mercati più deboli e un maggior bisogno di intervento pubblico in caso di crisi.

Il credito privato, dunque, mette in luce la necessità di un’unione dei mercati dei capitali più coesa e funzionale. Un obiettivo sempre più urgente per affrontare le grandi sfide d’investimento europee — dalla transizione energetica alla difesa, fino alla digitalizzazione — che richiedono mobilitazione di capitali rapida, efficiente e su scala continentale. Finché le imprese europee resteranno dipendenti da un mosaico di banche nazionali, questa ambizione resterà difficilmente realizzabile.

bon

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

3015:29 ott 2025