FOCUS: Europa regge urto dazi Usa, ma incognite restano elevate (S&P)

MILANO (MF-NW)--L’Europa ha finora dimostrato una tenuta sorprendente davanti alla raffica di incertezze globali, dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti ai conflitti in Medio Oriente, passando per le tensioni geopolitiche diffuse. Secondo S&P Global Ratings, il merito va anche alla solidità delle imprese investment grade, alla buona capitalizzazione delle banche e alla flessibilità dimostrata dalle multinazionali nella gestione delle catene di fornitura.

“L’effetto delle tensioni commerciali si è fatto sentire, ma non ha colpito in modo indiscriminato”, osservano gli analisti, precisando che i downgrade si sono concentrati soprattutto nel comparto speculative grade, in particolare nei settori dei beni di consumo, auto, chimica e intrattenimento. Al contrario, le banche europee mantengono outlook stabili, grazie a profitti solidi, liquidità abbondante e buffer patrimoniali che offrono protezione anche in caso di nuovi shock.

Guardando al lato macro, la crescita dell’area euro è vista all’1,1% nel 2026, dopo lo 0,8% previsto per quest’anno. Le prospettive restano però strettamente legate all’evoluzione del confronto tra Bruxelles e Washington. Il pacchetto di dazi Usa attualmente in vigore – 10% su tutti i beni manifatturieri, 25% su auto e farmaci, 50% su acciaio e alluminio – potrebbe ridurre il Pil europeo fino allo 0,4% su base annua. In uno scenario più estremo, con tariffe al 50% su tutte le merci Ue, l’impatto salirebbe a -1,1%, con un effetto inflattivo dello 0,2-0,3%.

Sul piano finanziario, i mercati del credito hanno riassorbito lo shock di aprile, con la volatilità che si è drasticamente ridotta. L’emissione primaria è ripartita con forza a maggio, guidata dai cosiddetti “Reverse Yankee”, con grandi gruppi Usa che raccolgono fondi in euro per sfruttare i tassi più bassi. Restano tuttavia alcuni fattori di rischio da monitorare. In primis, la possibile entrata in vigore della Section 899 negli Stati Uniti, che prevede imposte punitive per le società europee attive oltreoceano. Inoltre, il forte indebolimento del dollaro (-10% da inizio anno) riduce il valore degli utili in valuta estera per le società europee, mentre le tensioni geopolitiche potrebbero riaccendere l’instabilità sui mercati dell’energia.

A livello settoriale, il comparto automobilistico appare il più esposto: già sotto pressione per la concorrenza cinese e la transizione elettrica, si trova ora a fronteggiare dazi Usa al 25% che rischiano di penalizzare margini e vendite. Lo stesso vale per alcuni fornitori, già declassati nei mesi scorsi. Più contenuto, invece, l’effetto sui produttori europei di acciaio, grazie al modello "local-for-local" adottato da molte imprese. In sintesi, se la resilienza finora non è mancata, il futuro dipenderà dalla tenuta degli equilibri geopolitici e dalla capacità dei policy maker europei di rispondere con strumenti efficaci e coordinati. “Il margine di manovra c’è, ma la finestra per agire si sta stringendo”, conclude il report.

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2515:46 giu 2025