FOCUS: il Brasile si avvia alle elezione del 2026 tra dazi e tensioni (Columbia)
MILANO (MF-NW)--L'economia del Brasile sembra essere rimasta indietro rispetto al ritmo di crescita di altri mercati emergenti, superata dall'ascesa di Cina e India.
"Tuttavia, il Paese si avvia verso un periodo cruciale", afferma Anthony Willis, Investment manager di Columbia Threadneedle Investments. "Nel 2026 si terranno le elezioni presidenziali in un contesto in cui la precedente tornata elettorale continua a produrre conseguenze".
"Il presidente in carica, Luiz Inácio Lula da Silva, punta a un nuovo mandato. Si troverà di fronte un candidato di destra ancora da definire. Nei suoi primi due mandati, dal 2003 al 2010, sia il Brasile sia Lula hanno beneficiato del boom delle materie prime a livello globale. Lula è diventato uno dei leader più popolari al mondo e un punto di riferimento per i mercati emergenti. Alla fine del suo secondo mandato, nel 2010, i titoli azionari brasiliani rappresentavano oltre il 16% dell'indice Msci Emerging Markets, ma oggi, a causa dell'ascesa di Cina e India, il loro peso si è ridotto al 4,4%", afferma l'esperto.
"Sebbene l'entusiasmo nei confronti dei mercati emergenti e del Brasile si sia affievolito rispetto a quel periodo, molte delle tendenze che avevano suscitato tanto interesse restano attuali: dalle materie prime alla demografia, dall'ascesa di una classe media emergente fino all'agricoltura. Il Brasile è diventato una potenza agricola globale" spiega Willis.
"Si tratta di un Paese che ha saputo trasformarsi da realtà segnata dall'insicurezza alimentare al principale esportatore netto di generi alimentari a livello globale. Oggi il Brasile conta più capi di bestiame che abitanti ed esporta oltre 3 milioni di tonnellate di carne bovina all'anno (dato 2023). Il Paese ha inoltre saputo diversificare i propri partner commerciali, con solo il 13% delle esportazioni destinate agli Stati Uniti e il 28% alla Cina", prosegue lo strategist.
"Oggi il Brasile deve affrontare le tariffe più alte tra tutti i Paesi che commerciano con gli Stati Uniti, sebbene registri un deficit commerciale nei confronti di Washington. Oltre alla tariffa globale di base del 10%, il presidente degli Usa Donald Trump ha imposto un ulteriore dazio del 40% sul Brasile", spiega Willis. "Nel dettaglio, carne bovina e caffè brasiliani dovranno ora affrontare dazi pari al 50%, mentre il succo d'arancia è stato esentato - un sollievo, considerando che il Brasile rappresenta il 70% di tutto quello consumato negli Stati Uniti. Il Paese è il principale fornitore estero verso gli Usa per tutte e tre queste materie prime agricole e soddisfa il 20% del consumo statunitense di carne bovina".
"È una misura motivata dal fatto che Trump denuncia una presunta 'caccia alle streghe' contro Jair Bolsonaro, l'ex presidente di destra, che a breve affronterà un processo con l'accusa di aver cospirato per restare al potere dopo la sconfitta elettorale del 2022", continua lo strategist.
"La durata e la portata di queste tariffe restano soggette alla volontà politica del presidente Trump, soprattutto perché non rispondono all'obiettivo tradizionale di ridurre squilibri commerciali. Nel frattempo", conclude l'analista, "Lula non intende arretrare di fronte a quella che considera un'ingerenza esterna e sta cercando di trarne vantaggio politico: potrà infatti attribuire eventuali difficoltà economiche non alla mancata approvazione del bilancio, ma alle politiche tariffarie di Trump. Le stime indicano che l'impatto di tali misure sottrarrà circa lo 0,4% al Pil nel corso dell'anno".
ava
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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
0211:59 set 2025