FOCUS: in 2026 crescita resiliente e inflazione in rientro (Payden & Rygel)

MILANO (MF-NW)--Entrando nel 2026, il futuro andamento dell'economia rimane difficile da prevedere. La crescita si mantiene solida e l'inflazione cala, seppur con dinamiche non omogenee. Al contempo, si rileva un rallentamento del mercato del lavoro, mentre gli operatori attendono le prossime mosse da parte della Federal Reserve. "Riteniamo, tuttavia, che gran parte dell'incertezza percepita derivi non da una reale scarsità di dati, ma da un'interpretazione distorta o incompleta degli stessi. Analizzando con attenzione i segnali disponibili, l'immagine che emerge è più coerente di quanto ci si aspetti: la crescita americana resta resiliente, l'inflazione continua ad arretrare, il reddito supporta ancora i consumi e i policymaker hanno margine per rendere la politica monetaria più accomodante", commenta Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel.

SPESA FAMIGLIE RESTA IN LINEA CON ECONOMIA IN ESPANSIONE MODERATA

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, gli indicatori mostrano un rallentamento delle dinamiche occupazionali, ma all'interno di un contesto ancora espansivo che, secondo l'esperto, rappresenta "una normalizzazione fisiologica dopo i ritmi eccezionali dello scorso biennio, non di una frenata improvvisa". In questo contesto, prosegue Cleveland, "è essenziale considerare il ruolo dei consumi, che continuano ad essere trainati dal reddito disponibile. Una delle narrazioni più diffuse suggerisce che il ciclo dei consumi sia strettamente legato alla ricchezza finanziaria; i dati mostrano, invece, che la componente reddituale svolge un ruolo di gran lunga dominante". La spesa delle famiglie resta in linea con un'economia in espansione moderata, nonostante il lieve rallentamento del mercato del lavoro. "L'aspetto centrale è che, in un contesto in cui salari e redditi reali restano positivi, la domanda interna si mantiene solida, e il rallentamento occupazionale non ha necessariamente implicazioni recessive", spiega l'economista.

TASSO RIFERIMENTO FED FUNDS POTREBBE AVVICINARSI AL 3%

L'idea che l'inflazione che possa stabilizzarsi intorno al 3% rappresenta una delle narrazioni più persistenti del 2025-2026. Tuttavia, l'analisi dei dati sembra delineare uno scenario differente. "La moderazione dei prezzi dei servizi abitativi e non, insieme a una crescita salariale allineata alla produttività, indica che la convergenza verso il 2% rimane un obiettivo plausibile", continua Cleveland. Questa dinamica potrebbe spingere la Federal Reserve ad adottare un orientamento di politica monetaria più accomodante nel corso del prossimo anno. "Il rischio principale si sta spostando dall'inflazione verso il mercato del lavoro: un punto fondamentale che offre alla Fed spazio di manovra. Stimiamo che il tasso di riferimento possa avvicinarsi progressivamente al 3%, un livello più coerente con un regime monetario neutrale", conclude l'esperto.

RENDIMENTI TREASURY IN INTERVALLO 3%-3,5%

Infine, per quanto riguarda il mercato obbligazionario, l'analisi dei cicli dei fondamentali mostra che un intervallo tra il 3% e il 3,5% nei rendimenti dei treasury è perfettamente compatibile con un contesto di crescita moderata e inflazione in rientro. "Il parallelismo con gli anni '90 è spesso citato come motivo per attendersi rendimenti più elevati, ma la logica dietro al ciclo attuale è profondamente diversa. Senza contare che non sono i confronti storici a determinare i rendimenti, ma le aspettative su crescita e inflazione, entrambe orientate a livelli più contenuti. Questo lascia spazio a una curva dei rendimenti relativamente piatta e a un contesto favorevole per il reddito fisso, anche senza un allentamento monetario aggressivo", prosegue Cleveland. Considerati i dati, il quadro che emerge è quello di una crescita che resta resiliente, un mercato del lavoro in via di normalizzazione, un'inflazione in graduale convergenza verso il target, consumi sostenuti dal reddito e una politica monetaria con margini di allentamento. "Lungi dal complicare le decisioni, questi elementi delineano un percorso chiaro per gli operatori obbligazionari e per gli investitori globali. Date queste premesse, riteniamo che il 2026 rappresenti un'occasione per consolidare esposizioni nel reddito fisso, in un quadro in cui volatilità, rendimenti e fondamentali macro appaiono più allineati rispetto agli ultimi anni", conclude l'esperto.

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2910:55 dic 2025