FOCUS: la governance della Fed fa più paura dell'inflazione (Ubp)

MILANO (MF-NW)--Privare la Federal Reserve della sua autonomia non è nell'interesse del presidente Usa, Donald Trump, poichè i costi sarebbero troppo elevati, spingendo al rialzo i tassi di mercato e indebolendo il dollaro.

"La sua strategia consiste nell'assicurarsi che la maggioranza dei governatori della Fed si allinei alla dottrina monetaria dell'amministrazione. È probabile che entro il 2026, il Federal Open Market Committee adotterà una posizione più accomodante, dando maggiore priorità al rallentamento della crescita e all'aumento della disoccupazione rispetto ai rischi di inflazione", afferma Patrice Gautry, Chief economist di Union Bancaire Privée.

"Tuttavia, sarà difficile soddisfare le richieste del Segretario al tesoro degli Usa, Scott Bessent, che ha chiesto tagli immediati dei tassi per un totale di 150 punti base. Un allentamento così aggressivo rischierebbe di alimentare l'inflazione piuttosto che frenarla, il che non è una strategia produttiva per un'amministrazione che cerca di ridurre i rendimenti a lungo termine", spiega l'esperto, "il Tesoro sta cercando sempre più di finanziarsi nella parte iniziale della curva, sostenendo al contempo la crescita. Tassi a breve più bassi servono agli scopi del governo, ma tassi a più lungo termine superiori peserebbero sul rifinanziamento delle imprese e del settore immobiliare".

"Il premio di rischio sui Treasury a lungo termine rimane modesto, riflettendo le aspettative sull'attuale posizione della Fed. Tuttavia, il pericolo maggiore a medio termine non risiede nelle sorprese inflazionistiche o nell'aumento del deficit fiscale", dichiara Gautry, "ma nella disfunzione della governance statunitense, con implicazioni che vanno ben oltre la Fed".

"I mercati potrebbero iniziare a mettere in discussione non solo il ruolo della Fed, ma anche la credibilità delle agenzie statunitensi più in generale. Se i dati economici venissero screditati per non aver soddisfatto le aspettative del governo, o se chi li produce venisse messo da parte, la Fed diventerebbe solo un'altra agenzia, indipendente solo di nome", prosegue lo strategist, "avrebbe un ruolo limitato in caso di crisi finanziaria, una capacità ridotta come prestatore di ultima istanza e come regolatore. Inoltre, perderebbe anche la capacità di fornire liquidità in dollari a basso costo ad altre banche centrali in caso di shock sistemico".

"I mercati finanziari si sono adattati alle incertezze intrinseche dell'attuale politica statunitense", conclude Gautry. "Infatti, anche in contesti che potrebbero apparire particolarmente sfavorevoli, la crescita globale sta resistendo (con un tasso previsto del 3% sia nel 2025 che nel 2026), mentre l'attività statunitense si attesta intorno all'1,5%".

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

0210:50 set 2025