FOCUS: nuova ondata di M&A tra banche, l'Europa rimane un campo di gioco per il risiko (S&P Global)

MILANO (MF-NW)--Le banche europee sono da ormai un anno al centro di una nuova ondata di consolidamento, spinta da diversi fattori - tra cui l'eccesso di capitale, le limitate prospettive di crescita organica e il potenziale limitato derivante dal ristrutturamento interno. Inoltre, sottolineano gli analisti di S&P Global, il settore europeo rimane un patchwork di 30 diversi sistemi bancari diversi e questo fatto da solo comporta una forte spinta alla concentrazione.

Con una differenza: se prima i deal erano orchestrati dalla parte che intendeva essere acquisita, ora sono sempre più comuni le operazioni studiate dai compratori - il che comporta una sempre maggiore incidenza di deal bollati come 'ostili'. Tra i fattori rimane il significativo eccesso di capitale, una generazione di capitale sostenuta che supera di gran lunga le esigenze di crescita organica, migliori valutazioni che rendono i riacquisti di azioni meno attraenti, nonché prospettive di crescita organica limitate (in alcuni mercati) e un atteggiamento di supporto da parte di supervisori e policy maker bancari.

Con le banche di primo livello che stanno beneficiando enormemente delle basi di finanziamento a basso costo e delle efficienze di scala, mentre le più piccole e indifferenziate stanno incontrando maggiori difficoltà, la necessità di mantenere elevata la remunerazione degli azionisti sta portando sempre più manager a decidere di tentare la strada dell'M&A. I mercati più grandi e in più rapida crescita sono i più attraenti per i nuovi arrivati, soprattutto alla luce del fatto che le prospettive di crescita economica, creditizia e delle commissioni variano significativamente tra le economie europee. La Germania rimane attraente, in particolare per il suo ampio bacino di depositi, ma i nuovi entranti vi stabiliscono operazioni greenfield o puramente digitali. Alcuni sistemi sono già altamente consolidati e dominati da pochi operatori storici, come Islanda, Irlanda e Grecia.

Ciononostante, In Italia, Spagna e Germania i potenziali deal hanno incontrato una forte opposizione politica. A volte ciò è dovuto a potenziali perdite di posti di lavoro, ma anche a sensibilità regionali e preoccupazioni sulla struttura del mercato. In particolare in Spagna e Italia, i politici non sono contrari in linea di principio al consolidamento, ma sono molto cauti nel permettere che il mercato venga dominato da due o tre grandi operatori. Nel Regno Unito, ad esempio, le principali banche si troverebbero ad affrontare notevoli ostacoli antitrust se tentassero di acquisire banche di secondo livello o di fondersi tra loro.

A detta degli analisti è probabile che le operazioni economicamente più interessanti o significative in termini di dimensioni o di capacità che apportano si verifichino nei mercati core delle banche. Tra le target figurano banche di medie dimensioni prive sia di scala sia di vantaggio competitivo, oltre a entità non strategiche per i proprietari - come, ad esempio, governi che cercano di dismettere partecipazioni in banche salvate, private equity o banche straniere che continuano a raffinare la propria presenza.

Ciò detto, le operazioni transfrontaliere sono destinate ad aumentare, soprattutto per le banche più grandi attive in mercati a crescita più lenta, in quanto attratte dalle solide prospettive di crescita nelle economie europee più piccole ma in più rapida crescita. Con una precisazione: vorranno acquisire una banca che abbia o possa creare una quota di mercato significativa. Esempi recenti sono Bpce/Novo Banco ed Erste/Santander Polska.

Gli analisti attribuiscono quindi un punteggio a ogni Paese europeo al fine di individuare i punti più caldi. Un giudizio 4, il 'meno caldo' è attribuito alla Svizzera, sulla scia della competizione equilibrata tra banche cantonali, Raiffeisen, Ubs e competitori più piccoli, ma anche alla Francia (un mercato dalla scarsa redditività) e all'Irlanda (dove il settore è già pesantemente consolidato). Un punteggio 3 è invece attribuito alla Svezia e al Regno Unito, dove si potrebbe assistere a deal tra banche piccole, ma anche al Belgio e ai Paesi Bassi, dove i governi stanno cercando di effettuare exit. Nella stessa categoria entrano anche le banche portoghesi, dove il proseguimento della traiettoria di consolidamento è in teoria possibile ma nessuno sembra intenzionato a vendere, ma anche quelle tedesche - con l'eccezione dell'interesse di Unicredit per Commerzbank, le uniche candidate sono banche molto piccole e private. Infine, punteggio 3 anche per la Grecia (possibile interesse da parte di investitori esteri ma valutazioni molto elevate), Austria e Repubblica Ceca (dove le piccole banche cooperative potrebbero consolidarsi per fare scala).

Passando in rassegna le zone più calde, il punteggio 2 è assegnato alle banche finlandesi, dove è in atto il consolidamento tra attori locali/regionali e cooperativi, islandesi, norvegesi e polacche. Anche la Spagna rientra in questa fascia di punteggio: nonostante il deal tra Bbva e Sabadell non sia andato in porto, infatti, sul più lungo termine non sono da escludersi deal tra player di secondo e terzo livello. Gli analisti di S&P attribuiscono il punteggio 1 a un unico Paese: l'Italia. Il consolidamento tra gli operatori di secondo livello continuerà, a detta degli esperti, a meno che non vengano acquisiti da

Unicredit.

bon

(fine)

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0415:25 nov 2025