FOCUS: Oro; correzione naturale in mercato rialzista pluriennale (Schroders)
MILANO (MF-NW)--Il prezzo dell'oro è calato del 5,5% il 21 ottobre, con una delle riduzioni più consistenti mai registrate in un giorno per questo metallo. Al contempo, i titoli azionari legati all'oro hanno subito una forte correzione, con un calo del 9%. Alcuni commentatori, analizzando questo scenario, hanno suggerito una somiglianza con il 2021 quando l'oro raggiunse il picco massimo a cui seguì un lungo declino superiore al 40%.
FATTORI PARTICOLARI HANNO SPINTO IL CALO DEL PREZZO DELL'ORO AD OTTOBRE
James Luke, Fund Manager, Metals di Schroders commenta di non riscontrare una somiglianza tra i due scenari e di ritenere che alcuni fattori particolari abbiano contribuito al calo degli ultimi giorni. Primo tra questi elementi è il fatto che il rialzo dell'oro di fine agosto è stato particolarmente forte, superiore al 30%, ed è stato accompagnato dal guadagno più rapido mai registrato, pari a 1.000 dollari Usa/oncia. In secondo luogo, l'aumento dell'argento ha contribuito al più ampio rialzo dei metalli preziosi. Ora questi fattori si stanno attenuando, con il prezzo dell'argento che è tornato a scendere e la mancanza di dati economici, a causa dello shutdown del governo statunitense, che ha alimentato una crescente incertezza. L'esperto commenta dunque che "il mercato ha subito una correzione naturale, nell'ambito di un mercato rialzista pluriennale" e di continuare a ritenere "che questo mercato rialzista sia incomparabile rispetto ai precedenti in termini di ampiezza e profondità della domanda monetaria potenziale. Se, come riteniamo, questo è l'Everest dei mercati rialzisti dell'oro, pur essendo già ben avviati nella scalata, abbiamo ancora una lunga strada da percorrere prima di raggiungere la vetta".
LA DOMANDA DI ORO NON È ESAURITA E SONO ANCORA PRESENTI I TREND CHE LA SOSTENGONO:
Questa opinione è sostenuta da due considerazioni: la prima consiste nel fatto che i trend fiscali e geopolitici che guidano la domanda di oro non sono mutati. La seconda è che i pool di capitali che stanno investendo nell'oro per proteggersi da questi rischi secolari non hanno esaurito il loro potenziale di domanda. Infatti, commenta l'esperto, "le riserve auree delle banche centrali dei mercati emergenti rappresentano solo il 12%", mentre "le riserve delle banche centrali dei mercati sviluppati sono superiori al 45% (World Gold Council; Schroders). I sondaggi continuano a suggerire un ampliamento della domanda e prevediamo un significativo sostegno agli acquisti in caso di calo dei prezzi". Le riserve della Banca popolare cinese si attestano al 7% e si ritiene improbabile che la domanda sia stata completamente esaurita, mentre in India e Giappone la domanda è rimasta forte anche a prezzi elevati. Inoltre, le partecipazioni degli Etf occidentali rimangono al di sotto dei massimi del 2020 in termini di once. La nostra conclusione, prosegue l'esperto, è che, "senza cambiamenti significativi sul fronte geopolitico o fiscale, le riserve auree nei portafogli raggiungeranno livelli più elevati". Il prezzo continuerà a cambiare, ma i volumi acquistati rimarranno sostanzialmente costanti.
SOCIETÀ AURIFERE MANTENGONO MARGINE DI FLUSSO DI CASSA RECORD
Luke prosegue spiegando il significato dei cali di prezzo per le società minerarie aurifere, commentando che uno dei principali motivi di attrazione in questo mercato è stato il margine di flusso di cassa record. I margini attuali, spiega Luke, "sono di circa 2.000 dollari Usa/oncia su base all-in sustaining cost". Questi margini hanno raggiunto il picco nel 2020, attestandosi a 1.000 dollari Usa l'oncia. "Oggi i prezzi delle azioni delle società aurifere sono inferiori rispetto a quelli di allora. Il prezzo dell'oro si è attestao in media a 3.430 dollari Usa l'oncia nel terzo trimestre e già si intravedono i segnali di un altro ciclo di risultati finanziari record. Per il quarto trimestre, i prezzi dovrebbero scendere a 3.200 dollari l'oncia in media per determinare un calo su base trimestrale", questo calo del 20%, sebbene non impossibile, è ritenuto altamente improbabile. Le previsioni di consenso sul prezzo dell'oro nel 2026, conclude l'esperto, "rimangono inferiori di 300 dollari Usa/oncia rispetto ai prezzi spot e di 1.000 dollari Usa/oncia nel 2027, quindi il margine per revisioni al rialzo degli utili rimane ampio". Per quanto riguarda le previsioni sui profili di produzione, esse sono sbilanciate verso la seconda metà del 2025, mentre molti esperti prevedono che il quarto trimestre sarà il più forte in termini produttivi.
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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
3112:59 ott 2025