FOCUS: Wall Street, il 47% dei gestori è tornato rialzista ma cresce il rischio di bolla AI (Barron's)
di Paul R. La Monica (Barron’s)
MILANO (MF-NW)--Non c’è nulla come un mercato azionario in piena corsa per trasformare gli orsi in tori. Lo dimostra l’ultimo sondaggio Big Money di Barron’s: il 47% dei gestori professionali si dice oggi ottimista sulle prospettive di Borsa nei prossimi 12 mesi, contro appena il 28% della scorsa primavera, il livello più basso dal 1997.
Negli ultimi sei mesi, le paure di una guerra commerciale distruttiva si sono attenuate e l’indice S&P 500 è salito di quasi il 40% dal minimo di aprile. L’entusiasmo rinnovato per le azioni legate all’intelligenza artificiale ha spinto Wall Street a nuovi record, mentre le attese di nuovi tagli dei tassi d’interesse e di stimoli fiscali continuano a sostenere il morale degli investitori.
IL RISCHIO DI BOLLA
Solo il 19% dei gestori si definisce ora ribassista, rispetto al 32% di aprile. Tuttavia, il rimbalzo dei mercati ha riacceso i timori di una bolla sull’intelligenza artificiale, con paragoni frequenti alla bolla “dot-com” degli anni Novanta.
"L’AI sarà trasformativa, ma i titoli sono saliti troppo", avverte James Bitzer, CIO di Falcon Point Capital. Il rischio, aggiunge, è una compressione delle valutazioni.
Il sondaggio, condotto da Barron’s ed Erdos Media Research su 122 gestori americani, mostra che il 57% considera le azioni sopravvalutate, contro appena il 3% che le giudica sottovalutate.
Gli ottimisti prevedono rialzi tra il 9% e il 10,5% per Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq entro fine 2026, trainati dagli utili societari. Quasi il 40% dei partecipanti stima una crescita degli utili per azione dell’S&P 500 tra il 6% e il 10%, e un altro 13% oltre il 10%.
Secondo John Stoltzfus di Oppenheimer, la corsa si allargherà man mano che i benefici dell’AI raggiungeranno più settori. Eric Clark di Accuvest Global Advisors aggiunge che nel 2026 la narrazione positiva continuerà ad essere "per Nvidia, Broadcom e Oracle che stanno costruendo l’intelligenza artificiale". E, quando la tecnologia sarà utilizzata in modo diffuso, "arriveranno sorprese positive sugli utili anche da aziende oggi sottovalutate".
NON SOLO TECNOLOGIA
Anche Harris Nydick di CFS Investment Advisory si dice rialzista: "spesso è un piccolo gruppo di titoli a dominare, ma il resto dell’S&P 500 ha molto da offrire. Gli utili e i dividendi sono solidi, e il consumatore americano resta resiliente".
Non solo tech: titoli come General Motors e 3M hanno battuto le attese trimestrali, sostenendo l’ottimismo e oltre due terzi dei gestori hanno aumentato l’esposizione azionaria negli ultimi sei mesi.
Quasi il 60% ha incrementato anche la quota in azioni estere, soprattutto in Europa, Giappone, Cina e Brasile, riducendo parallelamente l’investimento in obbligazioni e liquidità. Interessante anche la corsa all’oro, cresciuto del 57% da inizio anno a 4.055 dollari l’oncia. «La domanda resta forte da parte delle banche centrali e dai privati che cercano alternative al dollaro», spiega Walter Christopherson di Linscomb Wealth.
I TIMORI DEI RIBASSISTI
I gestori più prudenti vedono nell’ascesa dell’oro e nelle valutazioni eccessive un segnale di allarme e prevedono un calo degli indici tra l’8% e il 13,5% entro il 2026, mentre il 38% ritiene probabile un nuovo “bear market” entro un anno.
Chris Ryan di Ryan Investments parla di un rally alimentato dalla Fomo (“Fear of missing out”), mentre lui preferisce la “Jomo”, la gioia di restarne fuori e spiega: "l’AI cambierà il mondo, ma i vincitori di oggi potrebbero non esserlo domani".
Un quarto dei gestori ritiene Palantir il titolo più sopravvalutato (scambia a 205 volte gli utili attesi), seguita da Tesla (180 volte) e Nvidia (28 volte). Tuttavia, Nvidia resta molto apprezzata: per il 5% dei gestori è il titolo preferito perché simbolo della rivoluzione AI.
ECONOMIA, POLITICA E FEDERAL RESERVE
I rischi principali segnalati sono rallentamento economico, utili deludenti e instabilità politica. Il 37% dei gestori intervistati prevede una crescita del Pil americano tra il 2% e il 3% nel 2026, mentre un quarto stima un 1,5%.
Sulle politiche della Casa Bianca, quasi due terzi disapprovano i dazi di Donald Trump, considerandoli una tassa che frena i consumi. Altri, come Stoltzfus, riconoscono che la strategia shock seguita dal presidente ha favorito accordi commerciali più equilibrati con Giappone, Corea, UE e Canada.
Anche la Federal Reserve riceve giudizi misti: il 57% ritiene appropriata la politica attuale dopo il recente taglio dei tassi di 0,25 punti, mentre il 34% la considera ancora troppo restrittiva.
Il mandato di Jerome Powell terminerà a maggio 2026, e Trump dovrà nominare un successore. Il 31% dei gestori preferisce Christopher Waller, il 30% Kevin Warsh, e il 18% Kevin Hassett, considerato favorito dai mercati di previsione. Tutti e tre sono orientati verso ulteriori riduzioni dei tassi.
Con una politica monetaria più espansiva e nuovi stimoli fiscali, molti investitori vedono ancora margini per un mercato in crescita.
Come conclude Sean Sebold di Sebold Capital: "il mercato è sopravvalutato, ma non significa che scenderà. Potremmo essere nel 1997: il rialzo continuerà finché i soldi da Washington non smetteranno di fluire, e non sembra che ciò accadrà presto".
red/alb
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2313:47 ott 2025